Tra i nomi che danno lustro alla città di Bolzano, da qualche anno c’è anche quello di Daniel Harrwitz. Nato nella prussiana Breslau, l’odierna Wroclaw in Polonia, Harrwitz è stato uno dei più famosi scacchisti dell’ottocento.
Tra il 1848 e il 1862, Harrwitz è al culmine della sua carriera e fa degli scacchi la sua via di sostentamento, chiedendo somme in denaro per giocare: sfidarlo, infatti, era motivo di orgoglio e stuzzicava la voglia degli appassionati. In molte sfide concedeva dei vantaggi agli avversari o giocava alla cieca, ovvero senza vedere la scacchiera e i pezzi, e tutto questo simultaneamente contro più giocatori. In questo periodo vive tra Berlino, Londra e Parigi, dal 1853 al 1854 pubblica un giornale sugli scacchi, la “British Chess Review” e nel 1862 scrive un libro dal titolo “Lehrbuch des Schachspiels”.
E’ il 2009 quando lo storico degli scacchi Luca D’Ambrosio scopre nel cimitero ebraico di Bolzano la tomba del maestro Daniel Harrwitz, morto a Bolzano nel 1884. Scoprendo la tomba, il suo ultimo domicilio in città (”Zollstange 173”, individuabile nell’ex Gasthof Rosengarten di via De Lai 2) e altre importanti tracce, D’Ambrosio ha ridefinito la biografia del grande scacchista, suscitando grande interesse a riguardo in tutto il mondo scacchistico.
Ma come si incappa in una storia così?
D’Ambrosio: “Gioco nel circolo Arciscacchi ormai da quasi 40 anni, ma da circa 15 ho cominciato ad appassionarmi agli aspetti storici della disciplina. Per più di otto anni mi sono concentrato a ricostruire la storia dei tornei internazionali di Merano svoltisi negli anni ’20 del secolo scorso, sfociata nel libro “Die internationalen Schachturniere zu Meran 1924 und 1926” (500 pagine, Edizioni Arci Scacchi Bolzano, 2014)
Nel corso di quegli anni un amico del circolo mi chiese se sapessi che a Bolzano era nato un importante scacchista, tale Daniel Harrwitz. Proprio non mi risultava, ma, incuriosito sono andato a cercare questo dato ed ho scoperto che su un libro c’era una informazione errata, mentre su altri compariva l’informazione giusta: Harrwitz non è nato, ma è morto (!) a Bolzano nel 1884. Per anni accantonai il pensiero, ma successivamente, influenzato dal filone di studi fatti sugli scacchisti del XIX secolo, mi sono messo a ricercare.”
“Mi ci sono voluti mesi per trovare una traccia: Harrwitz era morto di una malattia polmonare e questo mi aveva un po’ depistato, perché lo cercavo a Gries in luoghi di cura per malati di tubercolosi. Ma non ho trovato nulla. Grazie a Pater Placidus, l’archivista dell’Abbazia di Muri Gries sono approdato all’archivio parrocchiale di Maria Himmelfahrt a Bolzano, praticamente l’archivio del Duomo, dove nel libro dei morti ho trovato un riferimento che è stato molto sorprendente, in quanto la data di morte non combacia con quella che compare in tutti i libri, ma è di una settimana prima. Ma soprattutto l’anno di nascita differisce di due anni… a questo punto non restava che cercare la tomba. Finalmente nel 2009 ho trovato la colonna che reca inciso il nome di Daniel Harrwitz e soprattutto le date di nascita e morte, completamente diverse da quelle indicate nei libri, ma ora assolutamente certe. Quella di morte ha trovato ulteriore conferma da un giornale dell’epoca di Bolzano e invece la data di nascita è coincidente con quella indicata nel libro dei morti della parrocchia.”
Ma che tipo era Daniel Harrwitz?
“I maligni dicono che avesse un carattere ruvido e decisamente poco signorile nella sconfitta, ma bisogna ricordarsi che lui giocava per il pane ed è ovvio che vedesse nella scacchiera più di un semplice gioco, essendo uno dei pochi professionisti del suo tempo. Pensi che questo tratto caratteriale è stato sfruttato nel 2012 dallo scrittore goriziano Paolo Maurensig, famoso per il bestseller “La variante di Lüneburg”, che nel 2012 si è fatto ispirare dalla scoperta di D’Ambrosio per il suo romanzo breve “L’ultima traversa” in cui Harrwitz è uno dei protagonisti.
(Till Antonio Mola)
Articolo pubblicato sul numero 01/2021 di QuiBolzano