Tutti dissero, non può funzionare, poi venne uno che non lo sapeva e l’ha fatto.
E’ passato febbraio senza che io abbia scritto un – dico un – post su questo blog. Temo che sia una delle poche volte in cui ho bucato un mese. Eppure cose da scrivere ce ne sono a iosa. Una su tutte: il primo marzo sarebbero duvute entrare in vigore le nuove e semplificate regole sulla privacy di google. Meno male che l’UE ha chiesto uno slittamento del termine per vederci più chiaro…
Oggi mi soffermerò su di un fenomeno web nato a Bolzano qualche settimana fa, quasi per gioco. Si tratta di un gruppo di scambio, nato su facebook: “Chi non ha delle cose che non usa in soffitta o in cantina? (…) In questo gruppo i soldi sono assolutamente vietati. Sono benvenuti i regali e i baratti. Sicuramente anche Voi avete qualcosa che non usate o cercate qualcosa ed in cambio siete disposti a dare qualcosa d’altro o magari, perchè no, Vi offrite a fare una torta o avete della marmellata o del miele fatto in casa che volete dare in scambio.”
Una idea semplice, ogni utente crea un documento di quel che cerca e di quel che darebbe in cambio: il tutto molto locale, nel senso che il fattore vicinanza degli iscritti è fondamentale. Pensate che in poche settimane il gruppo ha superato quota 700 membri totalizzando già qualcosa come 100 scambi.
La cosa sorprendente è data dal fatto che in facebook le pagine personali e le pagine fan stanno prendendo il sopravvento sulle pagine dei gruppi. Molti gruppi sono chiusi (o almeno poco aperti); ma qui il fenomeno è opposto ed in continua crescita, tanto che le persone che lo hanno attivato, hanno già registrato il dominio letschange.eu e stanno lavorando ad un portale dello scambio.
Personalmente sono entrato presto nell’ottica del gruppo (e con me centiania di altri conterranei), concludendo già numerosi scambi (in questi tempi di crisi, non poco) e lo ritengo una delle più elettrizzanti novità di questo 2012. Finora sono sempre stato dell’idea che innovazione dovesse per forza avere a che fare con tecnologia. Qui la tecnologia c’è, ma la vera innovazione è la scoperta del proverbiale uovo di Colombo.