Nella Rete sono aperte diverse discussioni su tematiche legate alla diffusione di materiale audio pubblicato con licenze meno restrittive di quelle con la c cerchiata (©). L’obiettivo è quello di favorire la diffusione di musiche “altre” che non vogliono piegarsi alle logiche del mercato discografico.
Un esempio di progetto degno di promozione è quello relativo alla crazione di diversi “free-box” (anche denominati “free-juke-box”), ovvero dei computer accessibili al pubblico da cui poter ascoltare o scaricare la musica di artisti che desiderano non proteggere la propria musica. Il progetto è spiegato molto chiaramente in questa breve intervista a Sergio Messina, capo spirituale del movimento no-copyright in Italia.
Purtroppo le major discografiche insistono nell’affermare che la copia scaricata illegalmente tramite le reti PeerToPeer (P2P), costituisce un danno per i detentori dei diritti ed intraprendono misure per intimidire gli utilizzatori di reti P2P. A maggio la IFPI, International Ferderation of the Phonographic Industry, ha intrapreso la più grande azione singola contro gi utenti tedeschi del software eDonkey mai avvenuta fino ad ora. Nell’ ambito di questa ultima retata stati identificati attraverso uno speciale software, 3.500 utenti ognuno dei quali offriva fino a 8.000 files. Nei confronti di ogni accusato è stato avviato un procedimento penale. Gli accusati rischiano sanzioni penali così pure come richieste di risarcimento danni. John Kennedy, capo della IFPI, rivela che stanno preparando altre azioni contro utenti di P2P “il prossimo potrebbe essere bit torrent” rivela, “anche se ovviamente lavoriamo con molte autorità di diversi paesi” (questa notizia è stata presa da Indiebar che si riferisce ad un articolo pubblicato da Spiegel Online).
Anche in altri paesi ci sono state azioni analoghe, contro singoli cittadini (spesso minori), il cui obiettivo è stata quella dell’intimidazione (smetti di scaricare e di condividere prima che ti becchino!).
In questo clima, ritengo fondamentale lo sviluppo di reti di condivisione di materiali liberi o pubblicati con licenze creative commons, in grado di contrastare legalmente il clima pesanti sulle reti P2P. Pensate che ci sono paesi in cui il legislatore vuole mettere fuori legge le reti P2P, a prescindere dal tipo di files condivisi. Fortunatamente ci sono anche sentenze che vanno in direzione opposta: è di qualche mese fa la notizia che una Corte distrettuale francese ha emesso una sentenza secondo la quale l’uso delle reti peer-to-peer (P2P), ammesso che sia fatto per scopi personali e non sia mosso da fini di lucro, è legale (trovate la notizia qui).
Qualsiasi sia posizione in merito alle reti P2P, ritengo fondamentale fare circolare le informazioni su cosa accade, affinché circolino le informazioni su modi alternativi di condividere musica. Per tutta la passata stagione radiofonica ho dedicato numerose trasmissioni di Fattore K alla musica libera in rete. Tra tutte mi sento di risegnalare una intervista che ho realizzato a febbraio con il succitato Sergio Messina in cui questi ha affrontato le tematiche di questo post. Sono 20 minuti di audio (mp3, ascoltabile dal sito se avete un plug-in flash).Questo il link (si apre in una nuova finestra)!