Ci sono interviste in grado di coinvolgerti nel profondo. È stato un piacere incontrare Beate Weyland, essere toccati dal suo entusiasmo per il progetto Eden Lab.
L’intervista è comparsa su QuiBolzano (qui) e su Radio Dolomiti (qui)

Negli ultimi tempi, il mio interesse per la storia di Bolzano è tornato a farsi sentire con forza. Forse è stato il fascino delle vecchie strade del centro, i palazzi che ancora parlano di un passato mercantile vivace, o forse è stata la spinta di riprendere la mia attività di guida turistica con una nuova consapevolezza. In ogni caso, la città ha ancora tantissimo da raccontare, e la mostra temporanea “Mercanti si diventa”, inaugurata lo scorso dicembre al Museo Mercantile, è un’occasione perfetta per riscoprirne una delle sue anime più antiche: quella dei commercianti.
Bolzano, sin dal XII secolo, è stata un punto di riferimento per il commercio transalpino, un nodo strategico tra il mondo italiano e quello tedesco. Ma è tra il Seicento e il Settecento che il mercante assume un nuovo ruolo, passando da semplice bottegaio a protagonista delle fiere bolzanine, un’evoluzione resa possibile dai manuali del commercio e dall’organizzazione curata dal Magistrato Mercantile.
La mostra “Mercanti si diventa” ci porta direttamente in quell’epoca, con una ricostruzione fedele dello studio di un mercante, antiche carte geografiche, dipinti e insegne delle corporazioni che regolavano il commercio. È un viaggio nella storia economica di Bolzano, un’occasione per capire come la città sia cresciuta grazie a queste dinamiche di scambio e imprenditorialità.
A rendere ancora più interessante questo percorso c’è la conferenza “Il perfetto mercante”, che si terrà il 28 febbraio nella Sala delle aste del Palazzo Mercantile. Qui, esperti del settore analizzeranno i principi fondamentali della professione del mercante: dagli studi teorici e pratici, presentati da Stefano Locatelli, ai principi di saggezza e strategia commerciale raccontati da Federico Pigozzo. Infine, Helmut Rizzolli offrirà una panoramica sulla mostra stessa, mentre l’evento sarà moderato da Elisabetta Carnielli.
Se come me siete affascinati dalla storia di Bolzano e dalle sue radici mercantili, questa è un’occasione imperdibile per approfondire un capitolo fondamentale della nostra città.
Marco Pontoni, scrittore e giornalista bolzanino, ha intrapreso una nuova entusiasmante avventura che unisce le sue passioni per la scrittura e l’ospitalità. Dopo una lunga carriera come giornalista in Trentino, dove ha lavorato per vari uffici stampa, Pontoni ha deciso di cambiare vita durante il primo lockdown, trasformando un sogno in realtà: aprire un bed and breakfast tematico dedicato ai libri.
Il progetto, frutto di tre anni di ristrutturazioni, è in fase di completamento e dovrebbe vedere la luce entro la prossima primavera. Il B&B letterario non sarà solo un luogo di accoglienza, ma anche uno spazio dove poter organizzare corsi di scrittura, presentazioni di libri e letture. Ogni camera sarà ispirata a famosi titoli della letteratura, come Il Nome della Rosa e Cime Tempestose, creando un’atmosfera unica e coinvolgente per gli ospiti amanti dei libri.
Parallelamente a questa nuova avventura, Pontoni continua la sua attività letteraria. Il suo ultimo romanzo, “Tra noi uomini”, pubblicato dalla casa editrice Nutrimenti, esplora le complesse dinamiche di amicizia tra tre personaggi maschili, con una narrazione che si snoda tra Bolzano, Roma e altre destinazioni, come l’Argentina. Il libro ha ricevuto una calorosa accoglienza ed è stato selezionato per il prestigioso Premio Latisana, dedicato alle letterature mitteleuropee.
Con questo progetto, Pontoni unisce la sua esperienza di scrittore con un nuovo modo di vivere e condividere la sua passione per la cultura, offrendo un rifugio per chi cerca non solo un luogo dove soggiornare, ma anche uno spazio dove nutrire la mente e lo spirito.
Alessandro Beati è uno scrittore che merita grande attenzione per il suo contributo alla letteratura locale e per la capacità di evocare una storia ambientata più di 2000 anni fa vicino a Bolzano. Ex sindaco del comune di Varena dal 2005 al 2020, Beati ha deciso di intraprendere un viaggio nella scrittura, combinando le sue competenze storiche con una passione per l’archeologia e la narrazione.
Il suo primo romanzo, “Fethanei, l’approdo perduto”, è il frutto di tre anni di intense ricerche storiche e archeologiche. Ambientato nel I secolo a.C., il libro offre una ricostruzione dettagliata di un periodo cruciale per la zona a sud di Bolzano, in particolare intorno alla frazione di Laimburg, dove si trovava un’antica necropoli retica. La narrazione parte dai giorni nostri, per poi trasportare il lettore indietro nel tempo di quasi 2000 anni, ricreando l’ambiente storico con un’attenzione particolare ai dettagli culturali della popolazione retica, prima dell’arrivo dei romani.
Il romanzo è accessibile anche a chi non è esperto di storia, grazie a note e spiegazioni che aiutano il lettore a orientarsi nel contesto storico e geologico della regione. Beati riesce a unire la passione per la ricerca con un linguaggio narrativo coinvolgente, che ha già catturato l’interesse di molti lettori. Pubblicato principalmente su Amazon, il libro è disponibile anche in alcune edicole e librerie locali.
Attraverso “L’approdo perduto”, Beati non solo racconta la storia antica di Bolzano, ma invita i suoi lettori a riscoprire la propria terra sotto una luce completamente nuova.
Ho incontrato la designer Patrizia Bertolini, che espone attualmente presso la Galleria Antonella Cattani di Bolzano. Durante l’intervista, Bertolini ha raccontato il suo percorso creativo, spiegando come la passione per il design sia nata grazie all’influenza di Bruno Munari. Ha descritto il suo lavoro come strettamente legato all’artigianato, con un’attenzione particolare alla relazione tra materiali e persone. La sua nuova collezione esplora un approccio minimalista, con l’obiettivo di creare oggetti utilizzando il minor materiale e volume possibile. L’esperienza di esporre in una galleria è stata per lei affascinante, offrendo una nuova prospettiva sul pubblico e sul valore del design come forma d’arte.
Clicca sup tasto play per ascoltare l’intervista che Le ho fatto per la mia rubrica “Bolzano, racconti dalla città” per Radio Dolomiti, Trento
Franco Barcatta, meglio conosciuto come DJ Franco B è un ex ispettore dei vigili urbani di Bolzano, che ha abbandonato la sicurezza del suo lavoro per dedicarsi completamente alla sua grande passione per la musica.
Franco inizia il suo viaggio musicale negli anni ’80, esercitandosi con i primi vinili e mixer presso Radio Rosengarten. La sua passione lo porta a diventare DJ resident al Jumbo Discopub di Mazzon di Egna nei primi anni ’90. Tuttavia, la carriera di DJ rimane per molto tempo un’attività secondaria rispetto al suo impegno con la polizia municipale, dove ha raggiunto il grado di luogotenente.
Il punto di svolta arriva l’anno scorso, quando Franco, stanco del lavoro e ispirato dal crescente desiderio di ritornare alla musica, decide di lasciare la sua carriera ventennale per inseguire il suo sogno. “La passione è esplosa nuovamente”, racconta Franco, “e mia moglie mi ha sostenuto molto in questa scelta coraggiosa”.
A 57 anni, Franco scopre che l’età non è un ostacolo, ma piuttosto un valore aggiunto nel mondo dei DJ. L’esperienza accumulata negli anni gli permette di conoscere a fondo la musica e di capire come modulare i brani in base alle diverse occasioni. “Ogni serata è diversa dall’altra”, spiega, “e il segreto è adattarsi alla clientela, perché sono loro a fare davvero la serata”.
Oggi, DJ Franco B si esibisce in vari eventi, dalle discoteche alle terrazze per aperitivi, fino ai matrimoni e alle feste private. La sua capacità di leggere il pubblico e di scegliere la musica giusta è ciò che lo rende unico. “Vedere le persone ballare o anche solo muovere il piede a ritmo della mia musica è la soddisfazione più grande”, confida Franco.
La storia di Franco B è un esempio di come la passione possa trasformarsi in una vera e propria rinascita. Il suo coraggio di cambiare vita per seguire un sogno è un’ispirazione per tutti noi, ricordandoci che non è mai troppo tardi per inseguire ciò che amiamo.
Per la rubrica “Bolzano, racconti dalla città” su Radio Dolomiti, ho avuto il piacere di intervistare Angelo Ippati, conosciuto nel mondo musicale come Kiuppo. Originario del Salento, Angelo si è trasferito a Bolzano circa dieci anni fa, portando con sé un bagaglio culturale e musicale ricco e variegato che ha arricchito la scena locale.
Angelo, è un artista poliedrico che spazia dal canto al sax, e suona in diverse band come gli Skankin’ Drops e gli Shanti Powa. Durante l’intervista, mi ha raccontato di come la musica sia una parte fondamentale della sua vita, una passione che lo accompagna ovunque vada, anche qui tra le montagne di Bolzano.
La sua ultima creazione è un vinile intitolato “Owl Riddim”, un progetto nato durante il periodo di quarantena. Kiuppo ha descritto come, chiuso in casa, ha trovato ispirazione per creare nuovi suoni e arrangiamenti, spostando il suo focus dalle produzioni per band alla scena sound system. “Owl Riddim” è il risultato di un anno e mezzo di lavoro, una soddisfazione personale e professionale che ha visto la partecipazione di artisti internazionali come Empress Black Omolo e Galas.
Il vinile ha già ricevuto ottime recensioni a livello europeo e ha suscitato l’interesse di numerosi produttori e sound system, testimoniando il talento di Kiuppo e la qualità del suo lavoro. Kiuppo continua a portare avanti il suo percorso musicale con entusiasmo e determinazione, dimostrando che la distanza geografica non può spegnere la fiamma della creatività e dell’arte. Bolzano ha così trovato un nuovo protagonista nella sua scena culturale, un ponte tra il Salento e le Dolomiti che arricchisce e diversifica il panorama musicale locale.
Ascolta QUI l’intervista con la presentazione del disco (ca. 15 minuti. dal sito di Radio Dolomiti) – si apre in nuova scheda
A settembre ho intervistato per la mia rubrica “Bolzano, racconti dalla città” (su Radio Dolomiti) Valentina Cramerotti, rappresentante della Cooperativa 19, che mi ha spiegato il funzionamento del Bolzanism Museum. Questa innovativa iniziativa è dedicata a far conoscere la storia recente e le trasformazioni urbane di Bolzano attraverso una serie di percorsi e attività immersive.
Valentina Cramerotti mi accoglie con entusiasmo, spiegando come il Bolzanism Museum non sia un museo tradizionale, ma un’esperienza diffusa sul territorio. “Il nostro obiettivo è quello di far scoprire ai visitatori la storia dei quartieri popolari di Bolzano, in particolare quelli costruiti nel secondo dopoguerra. Attraverso tour guidati, installazioni artistiche e documentari, vogliamo raccontare la vita e le trasformazioni di queste aree, mettendo in luce storie personali e collettive che spesso rimangono nascoste.”
Il Bolzanism Museum offre diverse modalità di fruizione, pensate per coinvolgere un pubblico ampio e diversificato. “Organizziamo passeggiate urbane e ciclotour che permettono ai partecipanti di esplorare i quartieri con guide esperte che narrano aneddoti e vicende storiche. Inoltre, utilizziamo installazioni multimediali e mostre temporanee per arricchire l’esperienza, rendendola più interattiva e coinvolgente,” spiega Cramerotti.
Uno degli aspetti più affascinanti del Bolzanism Museum è la sua capacità di adattarsi e crescere con la città. “Lavoriamo a stretto contatto con la comunità locale, raccogliendo testimonianze e materiali che ci permettono di aggiornare costantemente i contenuti del museo. In questo modo, il Bolzanism Museum è un progetto in continua evoluzione, che riflette le dinamiche e i cambiamenti di Bolzano.”
Valentina Cramerotti sottolinea anche l’importanza dell’educazione e della sensibilizzazione. “Collaboriamo con scuole e istituzioni culturali per promuovere attività didattiche e laboratori. Crediamo che sia fondamentale coinvolgere i giovani e farli riflettere sulla storia del loro territorio, per costruire una coscienza critica e consapevole.”
Per chi desidera approfondire e vivere questa esperienza unica, il Bolzanism Museum offre un sito web ricco di informazioni e risorse. “Invitiamo tutti a visitare il nostro sito, dove è possibile trovare dettagli sui tour, le mostre in corso e le varie iniziative. È anche possibile prenotare visite guidate e partecipare agli eventi che organizziamo durante l’anno,” conclude Cramerotti.
Il Bolzanism Museum rappresenta un esempio straordinario di come la storia e la cultura possano essere valorizzate attraverso l’innovazione e il coinvolgimento attivo della comunità. Grazie all’impegno di Cooperativa 19 e alla passione di persone come Valentina Cramerotti, Bolzano continua a riscoprire e raccontare le sue storie più autentiche, rendendo la città un luogo sempre più accogliente e consapevole.
Clicca QUI per ascoltare l’intervista (dal sito di Radio Dolomiti) – si apre in una nuova scheda
Sono arrivato all’estate provato: una tirata di 11 mesi (da settembre 2022 – a fine luglio) di Racconti dalla città per Radio Dolomiti e di storie di personaggi e situazioni del centro storico per il freepress QuiBolzano.
Si tratta di quella fatica conosciuta a chiunque abbia una scadenza di consegna regolare, o una trasmissione settimanale da gestire.
Agosto è stato per me il mese in cui sono arrivato ad una situazione di burnout, in cui era necessario staccare la spina.
Poi è arrivato settembre, che per tutti è il mese in cui riprendono tutte le attività. E con settembre sono arrivate tante nuove storie da raccontare! si riprende! Stay tuned!!!
Il bello dell’avere una rubrica è quello di riuscire a dare continuità ad una linea. Mi piace (far) raccontare le proprie storie ai miei ospiti. Il limite sono sempre i tre minuti della rubrica “Bolzano, racconti dalla città” su Radio Dolomiti (cliccando il link, si accede alla pagina con gli mp3), anche se capita che ogni tanto mi riesca di far pubblicare le storie particolarmente interessanti anche sul freepress QuiBolzano, come nel caso di Benno Simma.
Interviste come quella a Benno fanno emergere il piacere che provo nel raccontare, anche se prediligo decisamente la radio. Benno era stato ospite mio e di Alois Pirone a La Musica Dentro, nel novembre del 2015, di cui è ancora disponibile la trasmissione (c’era anche la splendida Monika Callegaro).
La vita ogni tanto ti impone delle pause di riflessione, momenti in cui ti fermi, cerchi di tirare le somme e provi ad ascoltarti per capire cosa vuoi fare…
A marzo 2020, quando il mondo si è fermato, come tanti colleghi ho anch’io smesso di fare radio in diretta. Ho trasmesso da casa e bene o male ho portato a termine la stagione de La Musica Dentro, la trasmissione in cui dal 2015 mi piaceva far parlare i miei ospiti della musica che li muove(va), quella dentro, da fruitori, prima ancora che da musicisti.
A ottobre 2020, alla ripresa dalla stagione radiofonica non me la ero sentita di riprendere con le dirette, decidendo di prendermi un anno di pausa.
E’ stato un anno in cui ha cominciato a farsi strada in me l’idea di una nuova trasmissione. L’assenza della radio dal vivo causa pandemia, mi aveva fatto considerare l’idea di riprendere a fare podcast (tipo questo). Avevo una idea di massima, che era quella di raccontare la mia città, ispirato dalle interessantissime interviste che avevo cominciato a fare per raccontare le storie del centro storico su Qui Bolzano, ma mancava una idea concreta, un format.
Poi, un anno fa, una forte delusione mi ha portato a prendere le distanze dall’attuale gruppo di gestione di Radio Tandem. Una scelta dolorosa, considerato che la Radio, si, con la R maiuscola, dal 1986 è (era) parte della mia vita.
È passato quasi un altro anno. Un anno che ha portato la mia pausa di riflessione radiofonica a due – e la mia voce interiore a ricordarmi che ho bisogno di tornare a fare radio!
Poi succede che a forza di desiderare un’opportunità, questa arrivi. Arriva da una radio storica di Trento, che ringrazio, Radio Dolomiti, attiva dal 1975, una radio commerciale, che per me rappresenta una novità, a partire dal ritmo di trasmissione, molto più incalzante.
Dalla mia prova di trasmissione, la cosiddetta zero, sono passate diverse settimane, un tempo necessario ad affinare la tecnica e mettere a punto il contenitore. Che sarà piccolo: una rubrica di 3, massimo 4 minuti in cui concentrare una storia, cercando di dare voce alle persone, con le quali le interviste peraltro potrebbero durare ore. Una delle sfide più grandi sarà ricreare l’effetto radio dal vivo, che è una cosa sulla quale dovrò ancora lavorare. Intanto devo prendere le misure del nuovo formato, una cosa che succederà per gradi, un passo alla volta…
Florian Puff, 61 anni, gestisce un bar in via Laurino. Durante la prima fase della pandemia i media gli dedicarono attenzione in quanto era stato tra i primi esercenti del capoluogo ad adottare misure di protezione che gli consentissero di tenere aperta la sua attività. Quello che molti non sanno è che Florian Puff nel privato è uno sportivo appassionato di montagna che pratica l’arrampicata su ghiaccio, lo scialpinismo e mountainbike “estremo”.
A fine marzo ha destato attenzione un suo video, postato sul suo profilo Facebook, dal titolo “Dolomiten Bikepacking”, un circuito di 4 giorni (e tre notti) affrontato in mountainbike: 150 chilometri di lunghezza per un totale di 7000 metri di dislivello, da solo nella natura, con tenda e sacco a pelo, utilizzando il più possibile percorsi off-road. La magia del video sta nell’esperienza della solitudine nei luoghi simbolo delle Dolomiti, oggi deserti a causa del lockdown (L’ Alpe di Siusi e le piste da sci sulle pendici del gruppo del Sella).
QUIBolzano: Cosa La spinge a cercare rifugio nella natura?
Florian Puff: Con la mia attività, la mia giornata lavorativa è di 14 ore. Ma con il lockdown di colpo mi sono trovato ad avere tantissimo tempo libero. Il periodo più duro è stato sicuramente il primo lockdown, quello in cui ci siamo tutti trovati relegati in casa senza la possibilità di abbandonare il comune di residenza. Se vivi a Bolzano e sei appassionato di scialpinismo, arrampicata su ghiaccio e mountainbike in altura, non è il massimo…
Quando con l’inverno ci siamo ritrovati nuovamente in lockdown, la novità era data dalle nuove norme che consentivano a chi girava in bicicletta, di uscire dal territorio comunale. E’ stato così che ho cominciato ad andare a fare scialpinismo con la bici. Ho trovato il modo di fissare gli sci sulla mountainbike e sono partito alla volta di Obereggen. Lì ho messo gli sci, ho fatto la mia escursione e alla fine sono rientrato a Bolzano con la bici.
Senza restrizioni, sarei partito in auto, avrei fatto la mia escursione con gli sci e la sera sarei tornato a casa soddisfatto. Se decidi di andare in bici, ti devi imporre di partire la mattina alle quattro e devi mettere a bilancio almeno due ore per salire. Ho fatto 10-12 escursioni così, con la mountainbike e poi gli sci, ma è una esperienza massacrante.
Quindi ho cominciato a ragionare su delle alternative, finché sono giunto alla conclusione che avrei lasciato gli sci a casa e che sarei partito in mountainbike. Ho studiato percorsi alternativi alla strada asfaltata, ma comunque percorribili nonostante la neve. E ho cominciato ad esplorare nuovi sentieri, una esperienza nuova, non ultimo per via della neve e del ghiaccio…
QUIBolzano: Non ha mai avuto il timore di scivolare, di “impiantarsi” durante una discesa e di cadere in malo modo?
Florian Puff: Ho fatto esperienza di tutto (ride, ndr). Comunque impari presto a capire che ci sono situazioni in cui puoi solo smontare dalla bicicletta e spingerla.
QUIBolzano: Ha una mountainbike particolare? Per queste escursioni ha montato dei rapporti particolarmente leggeri o usa gomme chiodate?
Florian Puff: Gomme chiodate mai, quelle servono se vai esclusivamente su ghiaccio. La bici la ho adattata da tempo alle mie esigenze, è già concepita per performance estreme, i rapporti sono leggeri, ma a me interessa anche la velocità. Certo, sento che con l’età comincio anche a perdere la potenza di un tempo. Cerco di pianificare le escursioni in modo da essere sulla neve al mattino, fino a mezzogiorno. Il pomeriggio percorro possibilmente tratti con fondo asciutto
QUIBolzano: Immagino che conti anche il fattore peso
Florian Puff: I materiali sono importanti, la bici pesa 14 chili e per quanto riguarda il bagaglio, cerco di economizzare quanto più possibile. Il mio bagaglio è montato su manubrio, sul portapacchi agganciato alla sella, più uno zainetto. In tutto 10 chili circa. Utilizzo materiale tecnico, caldo e resistente ma leggero: dall’abbigliamento, alla tenda e al sacco a pelo. Poi devo portarmi dietro un fornelletto, in queste escursioni è sempre importante assumere liquidi caldi, l’acqua la ricavo sciogliendo la neve
Poi devi pensare che ogni tanto devi scendere dalla bici, altrimenti rischi di stare in sella per 15 ore al giorno. Io mi porto dietro una macchina fotografica. Un tempo ero un appassionato fotografo, ma ultimamente, specie per questi giri mi porto dietro solo una fotocamera compatta che stia in tasca. Ne uso una buona, ma non mi piacciono le action cam, perché tendono a distorcere molto. Per il video che vedi sul mio profilo, ho fatto diverse riprese, ma senza guardare il singolo risultato. Deve andar bene, non è che posso compromettere la batteria. Una di riserva la porto dietro, ma non c’è possibilità di ricaricarla, quindi bisogna risparmiare dove si può, si lascia a casa tutto il superfluo.
QUIBolzano: Come le è venuta l’idea di una quattro giorni in solitaria, solo Lei e la natura?
Florian Puff: Due o forse tre anni fa mi sono imbattuto in una parola nuova: Backbiking, che interpreta la filosofia della tenda e del sacco a pelo abbinata alla bicicletta. Il termine era associato ad una manifestazione che si svolge ogni anno in Toscana, il Tuscany Trail al quale ho partecipato.
Riportiamo dal loro sito internet (www.tuscanytrail.it): “Un’avventura di 500 km in sella alla tua bicicletta, da Nord a Sud, in “autosufficienza” come veri avventurieri del ventunesimo secolo. Un itinerario caricato sul GPS e via ognuno con il proprio passo, senza tempo limite, perché l’avventura è un diritto che deve essere alla portata di tutti. Ad oggi è l’evento al mondo che detiene il maggior numero di partecipanti presenti: 1230. Un’evasione dalla routine quotidiana, uscirai dalla tua “comfort zone” e ti ritroverai a vivere intere giornate con i ritmi dettati solamente dall’alba e dal tramonto. I più avventurosi tra di voi sicuramente non perderanno l’occasione per dormire sotto il cielo stellato con la tenda o solamente il sacco a pelo.”
Quando ha fatto partire la tua esperienza di Backbiking nelle Dolomiti?
Dal 23 al 27 marzo ho fatto il mio trail, tutto in solitaria.
Martedì 23 marzo: Bolzano – Tires – San Cipriano – Lavina Bianca, Schönblick (Aica) – Umes- Laghetto di Fiè – Alpe di Siusi con sosta per la notte a Spitzbühel
Mercoledì 24 marzo: Spitzbühel – Rifugio Molignon (Mahlknechthütte) – Tirler – Selva Gardena – Passo Gardena (sosta per la notte)
Giovedì 25 marzo: da Passo Gardena lungo le piste da sci fino a Corvara – San Martino in Badia – Antermoia – Passo delle Erbe – San Pietro (Val di Funes) – Chiusa – Villandro – Alpe di Villandro
Venerdì 26 marzo: Alpe di Villandro – Sella gasteiger Sattel – Corno del Renon – Pemmern – Soprabolzano – Bolzano
QUIBolzano: La notte dormiva in tenda, in posti con una vista meravigliosa. Ha mai avuto paura?
Florian Puff: La notte senti tantissimi rumori. Un tempo non ci pensavo, però in linea teorica so che c’è la possibilità di incontrare qualche animale, penso all’orso o ai lupi, anche se la possibilità è remota. Statisticamente in Alto Adige vivono più cervi che lupi, eppure non ne incontri quasi mai. Io per ogni evenienza ho sempre a portata di mano uno spray al peperoncino, nella speranza di non doverlo mai usare
Till Antoinio Mola
Articolo pubblicato sul numero 07/2021 di QuiBolzano. Articolo disponibile anche online QUI.